Cosa si mangia per Ognissanti e nel giorno dei morti: la tradizione italiana

Le tante scelte da servire a pranzo, a cena e negli intermezzi il 1° novembre: cosa si mangia per Ognissanti in tutto il Paese ed anche nel Giorno dei Morti.

Cosa si mangia per Ognissanti e nel Giorno dei Morti il 1° e 2 novembre
Cibi tipici di Ognissanti (Polistenanews.it)

Cosa si mangia per Ognissanti? Ogni Regione ha le sue tradizioni e la scelta in Italia in quanto a gastronomia è pressoché sterminata. Però ci sono alcuni manicaretti ed alcune bontà che possono essere ritenute universali. Sia per il giorno del 1° novembre che per il successivo 2 novembre, nel quale sono invece omaggiati i defunti, pure a tavola c’è l’usanza di portare al cospetto dei commensali delle specialità immancabili.

E quindi per vedere che cosa si mangia per Ognissanti facciamo una panoramica dal Nord al Sud del nostro Paese. Scopriremo come, in alcuni casi, il retaggio dei tempi passati sia ancora vivo oggi, con usanze che sono vecchie addirittura di secoli e secoli. Il giorno del Primo di novembre inoltre è fortemente legato al fattore rappresentato dalla stagionalità, questo significa che siamo soliti mettere sotto ai denti ciò che l’autunno ha da offrirci.

Cosa si mangia per Ognissanti, le specialità vecchie di secoli

Cosa si mangia per Ognissanti e nel Giorno dei Morti il 1° e 2 novembre
Torrone dei Morti (Polistenanews.it)

Dalle castagne alla frutta secca in generale, ad alcuni tipi di legumi come le fave secche ed i ceci fino ad arrivare alla melagrana ed alle prime arance e mandarini, tutto questo c’è sempre ad Ognissanti. Nel caso dei ceci e delle fave il loro consumo risale almeno sin dai tempi dell’antica Roma e viene inquadrato come la ciclicità della vita. Inoltre i legumi in generale rappresentavano alcuni degli alimenti più diffusi. Erano ciò che i plebei potevano permettersi.

Stessa cosa vale per la melagrana, che ancora più indietro nel tempo, con i Greci, era diventato il simbolo di fertilità. E che l’antica Ellade aveva assimilato a sua volta da culti orientali di provenienza mesopotamica e che risalivano addirittura al IV millennio a.C. Oggi al Nord sono molto diffuse le zuppe di ceci in diverse varietà e rivisitazioni, anche perché il calore di questo piatto doveva servire per riscaldare le anime dei morti.

Che altro si mangia il giorno di Tutti i Santi

Cosa si mangia per Ognissanti e nel Giorno dei Morti il 1° e 2 novembre
Pan dei Morti (Polistenanews.it)

Le fave sono diffuse tanto al Settentrione quanto al Meridione, sempre come connessione con le anime dei cari estinti. In Liguria le si mangia come contorno del baccalà, in Veneto c’è un dolce che viene preparato con le stesse od in alternativa con mandorle e pinoli, “le fave dei morti”. Mentre in Sicilia le fave vengono imbottite con erbe aromatiche, sale e pepe e cucinate “a cunigghio”. Proprio perché sono riempite come si è soliti fare con il coniglio.

Ed ancora, non possono mancare le castagne, sempre per primi, secondi, contorni e dolci, la verza, il “grano dei morti” ed il famosissimo Torrone dei Morti. Quest’ultimo è diffuso a Napoli e provincia ed in altre zone della Campania soprattutto. È costituito da cioccolata e nocciole ma può avere anche altri gusti ed essere fatto anche solo di mandorle caramellate. Gli si dà anche una tipica forma di bara. Infine, altrettanto famoso è il Pan dei Morti, ovvero dei biscotti a base di frutta secca e zucchero a velo. E naturalmente anche la Calabria ha le sue tradizioni ben radicate in tal senso. A cominciare dal peperoncino calabrese, noto sin da millenni. Altrettanto antico è anche il giorno di Tutti i Santi, le cui origini si perdono nel corso del tempo.

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